In quei mesi, la nostra strada incrociò quella di un grafico di vecchia scuola, il Prof. Gioachin, cui commissionammo il lavoro. Cominciò ad andare in giro per questi luoghi, perché la sua creatività potesse esprimersi con autenticità. Con la macchina fotografica a tracolla, fotografava tutto ciò che gli capitava a tiro, compresi vicoli e angoli del borgo di Montefusco, oggi piccola e silente cittadina di meno di 1500 abitanti, fino al 1806 capitale del Principato d’Ultra, corrispondente a gran parte di quello che è il territorio amministrativo della Provincia di Avellino. Tra le sue foto c’era un particolare della Porta di San Bartolomeo, che prende il nome dalla chiesa eretta poco oltre e risalante alla fine dell’XI secolo, la più antica di Montefusco. L’edificio di epoca longobarda fu dedicato al culto di San Bartolomeo, un santo molto caro a quelle genti, oltre che patrono della vicina città di Benevento, dove il principe Sicardo di Benevento aveva voluto conservarne le spoglie.
Il particolare fotografato da Gioachin è una emme in stile longobardo, incisa nelle mura laterali alla Porta. Ci parve un dettaglio che poteva diventare la pietra d’angolo di come presentarci al mondo. Quel segno, molto essenziale, minimale, fu arricchito di contenuti, con l’acronimo intrecciato PLD, che stava per Paolo, Lucio e Daniela, i figli di Walter Mastroberardino, il deus ex machina, con la moglie Dora Di Paolo, di quest’avventura. Qualche anno dopo, nel 1998, a questo logo grafico venne sovrapposto la nuova ragione sociale TERREDORA DI PAOLO, momento che mise la parola fine alla genesi travagliata dell’azienda, che aveva visto Walter, nei primi mesi del 1994, ricominciare, lontano dalla storica azienda di famiglia in cui aveva lavorato da ragazzino fino ad allora.
Se il logo fosse un vecchio vinile, potremmo concludere dicendo che tante sono le tracce incise e tutte parlano di persone e delle loro vicende.
Se siete un po’ incuriositi su quest’angolo di Irpinia, ad emergenza Covid-19 terminata, regalatevi il piccolo grande lusso di scoprire i tanti suggestivi borghi, vicini e lontani, dalla nostra bella Italia, come è appunto Montefusco.
IN PILLOLE IL CENTRO STORICO DI MONTEFUSCO
Prima della Porta di San Bartolomeo, quindi fuori dalle mura del Castello, la partenza è dalla Chiesa di Santa Maria del Carmine, adiacente la Chiesa di San Sebastiano, un tempo il cimitero.
Andando oltre e superata la Porta e la Chiesa di San Bartolomeo, dopo un’irta salita, si giunge di fronte alla settecentesca Chiesa di San Domenico, con annesso Monastero, complesso sorto su parti delle rovine dell’antico castello.
Poco oltre c’è quel che resta dell’Antico Castello di Montefusco.
Se la parte a livello del piano stradale della piazza appare come un’elegante dimora signorile, le segrete, con l’insediamento della Regia Udienza Provinciale, divennero terribili galere: due corsie sovrapposte, l’una diversa dall’altra nella struttura, ambedue scavate da un lato nella roccia, la cui fama crebbe per essere una delle prigioni più dure del Regno.
Continuando verso Piazza Castello, si erge, sin dal XII secolo, la Chiesa Palatina di San Giovanni al Vaglio, che qui vide officiare i papi Callisto II e Onorio II, quando furono ospiti della cittadina. Nella chiesa, famosa per la reliquia della Sacra Spina di Cristo, i dipinti risalti al ‘700 fanno da contrappunto a colonne marmoree di epoca romana e a pochi affreschi medievali.
Proseguendo lungo Via Pirro de Luca, si attraversa il cuore della cittadina, con i suoi eleganti palazzi, a cominciare da Palazzo Giordano e Palazzo Ruggiero, fino a giungere all’Oratorio di San Giacomo, piccolo gioiello di arte seicentesca, posto al di sotto della Chiesa e dell’Abbazia di Santa Maria della Piazza.
Continuando ancora, si arriva a un’altra tra le chiese più antiche, la Chiesa di San Francesco di Assisi, che parrebbe essere stata fondata dal Santo in persona, in uno dei suoi viaggi per l’Italia. Non più consacrata, rivela un gusto settecentesco e poche tracce medievali.
Se questo è un suggerimento di percorso fra la storia di Montefusco, molto ancora potrete scoprire passeggiando lungo la direttrice che unisce i due belvederi del paese, posti alle estremità opposte e da cui potrete godere di alcuni dei più suggestivi paesaggi di Irpinia, con le vigne di Greco e non solo a disegnare le colline.
In alcuni punti, si domina la nostra tenuta di Pioppo del Cappuccino, alla località Sant’Egidio, alle spalle del Convento dei Cappuccini, che ospitò un giovane Padre Pio.
Un piccolo paese Montefusco, ma niente affatto banale, non vi pare?