Questo è il racconto di una domenica lontano da casa, ma ricca di piccole e, al tempo stesso, straordinarie suggestioni.
Più volte mi sono trovata a pensare quanto il viaggio proietti in un’altra dimensione e ci cambi poco a poco, allargando, con estrema naturalezza, gli orizzonti, aiutando a comprendere che la differenza può e deve essere ricchezza.
In quelle poche ore ho assaporato, grazie al calore della gente, un angolo del Sud degli Stati Uniti, legato ad una delle sue pagine di storia più significative.
Sono a Raleigh, in Nord Carolina.
Tutto comincia il sabato sera a cena, durante una degustazione. Pregusto già le mie poche ore di libertà dell’indomani e mi dico, fra me e me, che vorrei vivere appieno le atmosfere del Sud. Mi informo, dunque, su cosa fare e ottengo i classici suggerimenti: giro in centro, museo, shopping. Ascolto finché non mi balena in mente che questa è la terra del gospel e chiedo, dunque, indicazioni sulle chiese dove potrei recarmi.
Vedo la sorpresa negli occhi dei miei commensali, ma la calorosa ospitalità del Sud, alla fine, prevale e trovo chi si offre di farmi da guida l’indomani.
L’appuntamento è nella lobby dell’albergo alle 12:30 e via alla ricerca della chiesa. E’ evidentemente tardi per la funzione, le prime chiese dove ci dirigiamo vedono i sagrati affollati di vocianti fedeli, finché alla fine giungiamo davanti a quello che sembra un enorme capannone, dalle lamiere blu, e con un accorto servizio di sicurezza che, ci chiede, se abbiamo bisogno di aiuto, se ci siamo persi.
La nostra guida risponde che siamo lì per pregare e, forse, perché non siamo una presenza abituale, ci indicano che possiamo parcheggiare nei posti riservati agli ospiti “importanti”.
Comincio ad assaporare i ritmi del gospel e, nel procedere verso alcune sedie libere, mi guardo in giro con tanta curiosità, ammetto. Capisco allora che il nostro gruppetto dà nell’occhio ed evito di tirare fuori la macchina fotografica. Ciò nonostante quella chiesa è impressa ancora nella mia mente, come quella marea umana in piedi, che canta e lentamente ondeggia. Mi sembra siamo lì da poco, quando la musica cessa e comincia il sermone. In quel momento noto che, nel mezzo, c’è una selva di telecamere e il prete sul pulpito arringa da leader quella folla di fedeli, con tanto di videowall dove scorrono i messaggi più significativi della predica. Benedizione finale e, peccato, è già finito, o, meglio andiamo a vedere le strade più belle della città, quelle dove si affacciano le case storiche. Siamo lì che fotografiamo quando finiamo nei pressi del cimitero, che scopro essere, nella parte più antica, il cimitero della guerra civile americana, con i morti della battaglia di Gettysburg.
Svetta nel mezzo di quelle tombe la bandiera della Conferazione e, stranamente, ci accoglie e riscalda una serena e pacifica atmosfera.
Usciti da questo tuffo nel passato, che mi ricorda tanto Via col Vento, prima di pranzo, decidiamo di andare a salutare il governatore e porgere i saluti dell’Italia. La sicurezza ci risponde in maniera gentilissima che “Unfortunally the Governator is not available at the moment” per cui non ci resta che andare a pranzo…e che pranzo: è l’ora del Barbecue.
I miei amabili ospiti mi invitano a non confondere: il vero Barbecue è quello del Sud, altrove negli States è sola una pallida imitazione.
Capisco, finalmente, che il titolo del film “Pomodori Verdi Fritti” parla di Sud a tavola: i pomodori verdi fritti sono uno dei classici piatti che non può mancare e che, confesso, ho trovato davvero deliziosi, come le uova farcite, il pollo fritto e l’immancabile protagonista il maiale cotto allo spiedo.
È stata davvero una straordinaria e curiosissima domenica, finita, con un interessante ed approfondito seminario pomeridiano, e la sera nuovamente a tavola per la cena degustazione. Fra gli ospiti un simpaticissimo gruppetto di indiani. Conversi e che scopri? Uno di loro ha lavorato a Gricignano, abitato a Casal di Principe e scoperto in lungo e in largo la Campania, Montefusco compresa. Davvero la perfetta conclusione per questa mia tre giorni in Nord Carolina, che mi ha visto portare in giro i vini Terredora fra Chapel Hill, Durham e Raleigh, uno dei distretti universitari, oggi, fra i più famosi degli Stati Uniti. Vi dice nulla la Duke?
A presto per qualche altra bella e divertente esperienza viaggiando con le bottiglie sotto braccio.