D. Mastroberardino

Sono seduta ad un bar di un albergo di Oslo, in una sera molto fredda, neve e gelo intorno. Come tanti che viaggiano, tante sere ceno sola e leggo.
Stasera c’è una notizia in particolare che mi colpisce, è quella della scomparsa di un grande del cinema italiano: Ettore Scola, nato nel paesino più alto d’Irpinia, Trevico, 1000 mt slm. Non si sa se nell’attuale sito, certo è che questo posto era noto ai tempi dei Romani per essere il luogo della taverna dove sostò Orazio in un suo viaggio verso Brindisi.
Eppure il mio ricordo del grande cineasta è molto personale, nulla a che fare con Trevico, né con i tanti suoi bellissimi e poetici film che hanno raccontato l’Italia.
Conobbi Scola nel 1995, credo il giorno precedente ad un matrimonio che avvenne nella mia famiglia.
Ettore Scola era amico di mio padre Walter Mastroberardino, tanto che, in qualche suo film, deve aver inquadrato una bottiglia Mastroberardino.
In memoria di questa vecchia amicizia, in un momento per noi difficile, come lo sono, per tutti, i tempi in cui siamo chiamati al cambiamento, ci venne a trovare a Montefusco.
Visitò la nuova cantina ed andammo, poi, a pranzo da Minicuccio, una bandiera della cucina della tradizione a Vallesaccarda, posto che lui amava.
A tavola assaggiò i nostri vini, freschi di battesimo potrei dire; era infatti fine giugno e la vendemmia 1994 il nostro primo millesimo.
Bevemmo certamente il Fiano di Avellino, la cui etichetta, nonostante qualche restlyling, è rimasta sempre la stessa.
Già allora recava una scritta latina e che, a quel tempo, era “ex cineris resurgo”.
Rammento che lui mi disse, in maniera molto gentile, che c’era un errore…
Con la sicurezza della gioventù risposi che era voluto.
Avendo studiato il latino, sapevo che doveva essere “ex cinere resurgo”, ma quella frase era latino volgarizzato, di cui avevo trovato traccia in un libro che narra della storia di Montefusco, paese tante volte distrutto nei secoli, perché capitale, fino al 1806, di quella che è diventata la provincia di Avellino.
Quella scritta, per me, era il perfetto intreccio fra la storia del luogo dove avevamo costruito la cantina e la storia della mia famiglia: due secoli nel mondo del vino e, poi, la svolta: una nuova azienda, una nuova cantina, un nuovo posto a segnare i nostri destini.
Non so se mi credette, so solo che quel giorno decisi di mettere nel cassetto quella scritta e tutti i suoi significati un po’ romantici. Compresi, infatti, che, difficilmente, i rimandi dietro quella frase sarebbero risultati chiari a più.
Con la vendemmia 1995, in etichetta comparve, dunque, “ex cinere resurgo” che ancora è lì a raccontare un pezzo della nostra storia.
Ovviamente il grande Ettore non mai saputo di avermi convinto a fare quella scelta, quel che è certo che la conversazione di quel giorno a tavola è racchiusa nella piccola storia del Fiano di Avellino Ex Cinere Resurgo.

D. Mastroberardino

Wine Spectator, December 2015

Terredora di Paolo Reviewed by Alison Napjus of Wine Spectator. 

2011 Terredora di Paolo Fiano di Avellino CampoRe DOCG – 90 points

This creamy white is enlivened by well-knit acidity and offering rich accents of toasted hazelnut, apricot tart, candied kumquat and lemon cream. Offers a fresh, floral finish. Drink now through 2020. 1,080 cases made. -Alison Napjus

Wine Spectator, Dicembre 2015

Terredora di Paolo Recensione di Alison Napjus, Wine Spectator. 

2011 Terredora di Paolo Fiano di Avellino CampoRe DOCG – 90 punti 

 

 

Questo bianco si contraddistingue per cremosità così è animato da una bella acidità; spiccano caratteri di nocciola tostata, crostata di albicocche, kumquat candita e crema al limone. Offre Duun finale floreale fresco. Da bere ora e fino al 2020. 1.080 casse prodotte -Alison Napjus

D. Mastroberardino

Wine Spectator, December 2015 

Terredora di Paolo Reviewed by Alison Napjus of Wine Spectator.  

2009 Terredora di Paolo Pago dei Fusi Taurasi DOCG – 92 pts. 

Abundant floral, spice and herb notes lead the way for this bright, aromatic red, with a streak of minerality underscoring the black cherry coulis and raspberry fruit, accented by licorice and bresaola notes. Expressive yet still very elegant and well-knit, presenting a lasting, mouthwatering finish. Drink now through 2026. 2,000 cases made. -Alison Napjus

 

Wine Spectator, December 2015 

Terredora di Paolo Recensione di Alison Napjus, Wine Spectator.  

2009 Terredora di Paolo Pago dei Fusi Taurasi DOCG – 92 punti 

Abbondanza di floreale, spezie e note di erbe che sono l'overture di questo brillante vino rosso, mix di aromaticità  e mineralità che non manca di sottolineare la coulis di ciliegia scura e lampone, note accentuate da liquirizia e bresaola. Espressivo ma nel contempo molto elegante, bella tessitura,  con finale appetitoso e assolutamente lungo. Da bere ora fino al 2026. 2.000 casse prodotte -Alison Napjus

D. Mastroberardino

Il programma delle grandi fiere in primavera è già stilato.

Si comincia in Germania con Prowein, Dusseldorf, 13-15 marzo 2016. Terredora sarà presente presso lo stand di Italia del Vino - hall 16 A/03 - consorzio che comprende 12 aziende leader nel settore del vino italiano e che realizzerà, dopo Vinexpo 2015, nuovamente un polo dove operatori e stampa potranno trovare alcuni dei nomi più importanti del Made in Italy del vino in una delle fiere più importanti d’Europa.

D. Mastroberardino

Avevo un imperativo per le sospirate vacanze.

Desideravo intraprendere la rotta che mi avrebbe portato in qualche piccola isola. Favignana e le Egadi erano in cima alle mie preferenze. In passato avevo visto un bel reportage su questo piccolo paradiso e poi perché quest’angolo di Sicilia, tra i più remoti da raggiungere, è quello a me più sconosciuto. Alcuni anni fa, in occasione di una visita veloce a Trapani, mi aveva colpito la bellezza dei luoghi. Era un sabato soleggiato di novembre e con le Donne del Vino visitammo le saline. Appena oltre la baia e, dunque, quasi a portata di mano, si scorgeva l’isoletta di Mozia, una sorta di avamposto della terra ferma verso le Egadi.

Non mi ero tanto sbagliata. Infatti, tranne l’isola di Maretimo, l’unica ad essere di origine vulcanica, Favignana e Levanzo, le altre due isole dell’arcipelago, un tempo erano parte della terraferma. Fu alla fine della glaciazione che scomparvero, sotto le acque, le parti di più basse della costa e nacquero così buona parte delle Egadi.

D. Mastroberardino

James Suckling, November 2015 

Terredora di Paolo Reviewed by James Sucking

2010 Terredora di Paolo Fatica Contadina Taurasi DOCG – 93 pts.

A very rich, decadent Taurasi with porcini mushroom, bark and ripe-fruit aromas. Full-bodied with round, ripe tannins with lots of spice, fruit and earth aftertaste. Very rich and intense. Structured and potent. Drink or age. -James Suckling

James Suckling, Novembre 2015 

Terredora di Paolo Recensione di James Sucking

2010 Terredora di Paolo Fatica Contadina Taurasi DOCG – 93 punti

 

 

Un ricco Taurasi vecchio stile con sentori di funghi porcini, corteccia e aromi maturi di frutta. Corposo, con tannini maturi, tante spezie, frutta e retrogusto di terra. Molto ricco e intenso. Strutturato e potente. Da bere come da lasciare invecchiare. -James Suckling