OperaWine, at its fifth edition, has become the successful premier event to Vinitaly and welcomes all those who wish to experience the best that Italy has to offer in one afternoon.
Thanks to Vinitaly and with the valuable contribution of Wine Spectator, "100 Great Producers” (www.operawine.it) is always more an exclusive event aimed at appraising the distinctive characteristics of Italian wine through the tasting of the best wines of Italian producers selected by this prestigious magazine.
Terredora, selected from the first edition, will be there pouring Fiano di Avellino CampoRe 2011, a distinctive and complex wine that a flagship of great whites.
The new premier event to Vinitaly 2016 “OperaWine”, will be held on April 9th 2016 in Verona 3-6 p.m., at
Palazzo della Gran Guardia.

OperaWine, alla sua quinta edizione, è diventata il principale evento di successo per Vinitaly perché è la grande occasione di assaggiare, in un solo pomeriggio, il meglio che l'Italia enoica ha da offrire.
Con il prezioso contributo di Wine Spectator è l'evento dei "100 Grandi Produttori" (www.operawine.it) selezionati dalla prestigiosa rivista americana attraverso cui si potranno valutare le caratteristiche distintive del vino italiano.
Terredora, lì dalla prima edizione dell'evento, sarà al Palazzo della Gran Guardia per versare il Fiano di Avellino Campore 2011, un vino caratteristico e complesso che un fiore all'occhiello di grandi bianchi italiani e non solo.
"OperaWine", Verona, Palazzo della Gran Guardia
9 aprile 2016 a Verona 3-6 p.m.
Only 4 days left for the launch of the 50th edition of Vinitaly! A forecasting agenda rich of events!

Terredora is at its 22nd participation since the spring of 1995, when Walter Mastroberardino and his son’s wines were introduced for the first time.
Harvest by harvest, with a lot of satisfactions and after 22 years, it is time of a fresh start with the restyling of labels.
For toasting to our new dress, which doesn't forget the important roots in the past, but it wants only to speak a more conteporary language, we will propose to you an important label from our historical archive.

We look forward to seeing you!
Un angolo tra i più incantevoli paesaggisticamente e rinominato come il balcone dell’Irpinia, questa è Nusco.
Posta ad ideale spartiacque domina le valli dei fiumi Ofanto e Calore.
Sul crinale si erge il suo castello, oramai diruto, che fa da contrappunto alla bellezza di un panorama che spazia dal massiccio del Vulture fino al Terminio e al Paternio e, poi ancora, al Taburno e al Matese, guardando verso i Monti Dauni.
In questo luogo che conserva il fascino dell’Alta Irpinia, terra remota seppur non come in passato, vive Luciano Colucci, piccolo albergatore e non solo. La sua è, soprattutto, passione che si esprime in cucina, dove la creatività si sposa con solide basi tecniche.
L’ho conosciuto qualche mese fa in occasione di un evento in cantina, la festa per i settanta anni di attività di Walter Mastroberardino. Era stato il grande “vecchio” a scegliere personalmente questo cuoco, non dunque, uno chef di qualche ristorante blasonato, ma un professionista che chiamerei di frontiera - la frontiera delle aree interne - dove il turismo è, spesso, materia di convegni e ancora troppo poco una realtà su cui investire.
In quella giornata di gennaio, mi aveva colpito l’originalità della proposta di risotto. Strano a dirsi, era arrivato in tavola, per la verità per volere del festeggiato, del riso Carnaroli, ma autenticamente interpretato da Luciano Colucci con i sapori d’Irpinia: cipolla di Montoro, Fiano di Avellino e nocciole tostate ad enfatizzare i sentori tipici del prestigioso vino usato per cucinare. Non era mancato un tocco quasi pittorico, parlo dei chicchi di melograno, frutto dai tanti significati simbolici, il cui tono di rosso scuro decorava così come il suo gusto acidulo bilanciava la dolcezza e la cremosità del risotto.
In quel di Nusco, in una domenica d’inizio primavera, in una sala ristorante, aperta solo su prenotazione, semplice ed austera negli arredi, tanti salumi e formaggi del luogo a darci il benvenuto. A seguire un trionfo di carni, variamente preparate, fino al finale con l’agnello di cui c’è anche la ricetta per chi volesse cimentarsi ai fornelli.
Diversamente l’appuntamento è il 29 maggio, a Cantine Aperte, che vedrà, per un giorno, la sala degustazione di Terredora abbigliarsi con il vestito della festa e trasformarsi in ristorante grazie a Luciano Colucci e alla squadra.

Cosciotto di Agnello alle erbe di campo
Disossare un cosciotto di agnello, di media grandezza, ben frollato, rifilarlo e uniformarne lo spessore. Marinarlo per una notte in Aglianico di Taurasi, bacche di ginepro, rosmarino, aglio, salvia e buccia di limone. Disporlo aperto su un piano con la parte esterna sotto. Asciugarlo, condirlo con sale e pepe, farcirlo di barba di finocchietto selvatico, cicoria di campo e zenzero; arrotolarlo, legandolo con spago da cucina (a mo’ di salame) e mandare al forno a 140° per 10’ a vapore o misto, successivamente per altri 20’ a 190° a calore secco, (tempi di cottura in base al peso) bagnarlo di tanto in tanto con la marinatura , controllare la cottura tenendo conto che deve risultare molto umido al cuore.
Togliere dal forno, ridurre il fondo di cottura e densificarlo con un cucchiaino di maizena, affettare il cosciotto e disporlo sul fondo di cottura che avrà nappato il piatto.
Abbinamento Taurasi Fatica Contadina Docg 2010
thanks to Luciano Colucci, Hotel Colucci Nusco
Mancano 10 giorni all'inaugurazione della cinquantesima edizione del Vinitaly che si
annuncia con un ricco calendario di eventi.

Terredora è alla ventiduesima partecipazione da quella primavera del 1995 che vide la prima volta della presentazione dei vini di Walter Mastroberardino e dei suoi figli.
Vendemmia dopo vendemmia le soddisfazioni non sono mancate e, dopo 22 anni, è tempo di restyling delle etichette.
Per brindare a questo cambiamento che non dimentica le radici del proprio passato, ma vuole parlare con un linguaggio di maggiore contemporaneità, Vi riproponiamo un'etichetta della nostra storia.
Vi aspettiamo

Mi arriva nelle settimane scorse una nuova copia del numero di dicembre di Wine Enthusiast. Nel mezzo un piccolo post-it ad evidenziare pagine che, confesso, mi erano sfuggite la prima volta.
Alludo all’articolo di Kerin O’keefe, la firma dei vini italiani di questa importante rivista americana che, a fine anno, puntava la sua attenzione sui grandi vini italiani e le loro vendemmie da ricordare negli ultimi vent’anni.
Mi direte: ma siamo a Pasqua, perché ci parli dei vini di Natale?
Posso rispondere che se sulle tavole italiane, in questi giorni, abbondano torte pasquali, ogni regione ha le sue, non mancano, però, mai le carni.
Quali vini, dunque, servire per il pranzo di Pasqua?
E’ quasi prevedibile suggerire un grande rosso come il Taurasi, che è nella carrellata dei vini da collezionare di Kerin O’Keefe.

In particolare mi ha colpito l’introduzione quando Kerin O'Keefe osserva come, nelle ultime due decadi, le principali aree di produzione italiane sono state sempre in grande spolvero.
Diversamente da quanto accedeva in passato, dove di norma c’erano due o tre al massimo annate eccellenti per decadi, nelle ultime due il rapporto si è rovesciato. Le grandi annate si aggirano, infatti, fra le sette e le otto, complici fattori come il cambiamento climatico, con estati sempre più calde, la sempre migliore gestione delle vigne, il miglioramento della qualità dei cloni utilizzati, le basse rese per ettaro.
Fatta questa premessa che registra il segno del cambiamento, comincia, poi, la carrellata che andrà a toccare 4 regioni per scoprire l’eccellenza targata Italia delle ultime due decadi.
La prima tappa è in Piemonte. Le vendemmie da collezionare dei Barolo sono il 1999, la 2001, la 2004, la 2006 e la 2010, mentre quelle dei Barbaresco sono il 2001, il 2004, il 2006, il 2008 e il 2010.
Degli Amarone della Valpolicella spiccano la 2000, la 2004, la 2006, la 2008, la 2010.
Dopo il Veneto si punta in Toscana. Le grandi annate dei Brunello di Montalcino sono la 1995, la 1999, la 2001, la 2004 e la 2010, mentre a Bolgheri sono la 2001, la 2004, la 2008, la 2010 e la 2012.
Ultima tappa dei grandi vini rossi italiani è al sud, in Campania.
Le annate ultime di Taurasi da ricordare, secondo Kerin O’Keefe, sono la 1997, la 2001, la 2004, la 2008 e la 2010 e, fra i cinque vini che segnala, c’è il Taurasi Pago dei Fusi 2008 che descrive con queste parole:
“Una vendemmia stellare, ricordata per l’armonica combinazione fra struttura ed eleganza, ampi profumi, vibrante acidità e tannini fermi e vellutati assieme. Da bere 2018-2033.”
Un vino perfetto per un giorno di festa...
Prosit e Auguri di Buona Pasqua!
Wine Enthusiast magazine - March 2016
Terredora Di Paolo Reviewed by Kerin O'Keefe, Wine Enthusiast
2007 Taurasi Riserva CampoRe Docg - 91 pts.
"This single-vineyard red, made only in top vintages, opens with aromas of steeped prune, anise, Mediterranean herbs, leather, camphor and tobacco. The polished palate offers dried black cherry, fig, licorice, and black pepper. Fine-grained tannins give the finish grip. Drink 2017-2027" Kerin O'Keefe

Wine Enthusiast magazine - Marzo 2016
Terredora Di Paolo Reviewed by Kerin O'Keefe, Wine Enthusiast
2007 Taurasi Riserva CampoRe Docg - 91 punti
"Questa selezione da vigna, prodotta solo nelle grandi annate, si apre con aromi di prugna ricca, anice, erbe mediterranee, pelle, canfora e tabacco. Al palato, pulito,si caratterizza per amarena essiccata, fico, liquirizia e pepe nero. I tannino sono di grana dine, con un bel finale che ti prende. Drink 2017-2027" Kerin O'Keefe