D. Mastroberardino

Era un sabato sera d’agosto e tornavo da una due giorni in una Milano decisamente torrida. La giornata, afa a parte, era stata piacevole, la mattinata cominciata ad Expo. Ero al mio quinto ingresso, ma al primo in cui ero riuscita a fare la turista. Già la sera prima, al termine della degustazione per cui era andata lì, avevo cominciato la mia scoperta dell’Esposizione Universale, avevo, infatti, avuto il privilegio di una visita guidata al padiglione Vino tutta per me. La mattina dopo, forte dei consigli ricevuti la sera prima, avevo pianificato la mia visita.
Il primo obiettivo era il decantato padiglione del Giappone. Entrata dal lato del Decumano più vicino, già alle 10:20 avevo capito che dovevo farmi una ragione che non lo avrei visitato quel giorno; c’era la coda e l’attesa era già stimata in 50 minuti. A quel punto avevo deciso di lasciar prender i programmi e di andare là dove mi portava l’istinto e perché no l’assenza di file.

D. Mastroberardino

Due settimane in Asia a luglio e qualcuno penserà che i miei voti a scuola in geografia non fossero granché, ma sbaglierebbe. Pur consapevole che piena estate non è la stagione migliore per viaggi in Estremo Oriente, ho deciso che, dopo il Giappone, avrei colto, comunque, l’occasione per visitare altri clienti volenterosi di fare insieme attività promozionali e far conoscere di più i vini Terredora, frutto di una bellissima terra, l’Irpinia.

Dopo l’ultima serata a Singapore, di buon’ora e in anticipo come solitamente preferisco essere quando viaggio, sono in aeroporto con l’incubo che “aliti ancora di Durian”.

Ho il volo per Taipei e un weekend di degustazioni a Taiwan che mi aspetta.

Arrivo sull’isola sotto una pioggerella fitta che, scoprirò, è la coda di un tifone chissà se è lo stesso di quello di Osaka, non lo so, so solo che mi deprime: per me la pioggia è, come nei versi di Baudelaire, spleen…

D. Mastroberardino

Di buon mattino il mio viaggio per tornare a casa comincia a Taipei, prima tappa Bangkok.

L’aeroporto thailandese è un tripudio di colori e di orchidee che creano la suggestione di essere nel mezzo di una serra che accoglie specie differenti viaggiatori così come di questo splendido fiore, che io, per inciso, adoro in tutte le sue forme.

Ero arrivata a Bangkok un po’ seccata. In barba alle preferenze dichiarate, mi toccherà, sul volo successivo, un posto di finestrino, mentre io “amo” il corridoio. Non chiedetemi perché, posso solo dire che mi piace potermi alzare liberamente, anche se poi non è detto che la faccia spesso.

Mentre mi avvio al banco dell’imbarco per verificare, se, all’ultimo, riesca nel desiderato cambio, vedo una sedia a rotelle con un robusto signore, molto avanti negli anni. Nonostante una mia certa dose di fortuna, finirò per dovermi accomodare nel posto di finestrino per le dodici ore di questo volo.

D. Mastroberardino

Arrivo a Singapore certa che avrei trovato un angolo di Asia in cui è impresso ritmo e produttività; non a caso con Korea del Sud, Taiwan e Hong Kong negli anni novanta è stata definita una delle tigri asiatiche e non certo perché le sue giungle erano di salgariana memoria.

Quello a cui non ero preparata, è che di questo posto mi potessi quasi far innamorare; nonostante tutto potrebbe essere uno dei pochi in Asia dove, se non fosse per il caldo, potrei pensare di vivere.

Aiuta tanto l’eredità di ex colonia britannica, qui la lingua ufficiale è l’inglese, quindi non devo combattere ogni momento cercando di farmi capire atteso che sono troppo vecchia per pensare di imparare altri idiomi tanto lontani dalla mia cultura.

D. Mastroberardino

Wine & Spirits, June 2015

Terredora Di Paolo Reviewed by Joshua Greene of Wine & Spirits

2008 Terredora Di Paolo Pago dei Fusi Taurasi DOCG - 94 pts.

“A harmonious and elegant red, this has the silkiness and fragrant anise-like fruit that has established aglianico as the Barolo of the south. Here, the volcanic soil lends the wine a profound depth, layering the brightness of that fruit with savory notes of mushrooms and dark tones of the earth. Paolo Mastroberardino makes this from 25 year old vines; the length of flavor and finesse suggest it has a long life ahead, though its greatness is already apparent, especially if decanted to serve with braised game.” -Joshua Greene

Wine & Spirits, Giugno 2015

Terredora Di Paolo Recensione di Joshua Greene, Wine & Spirits

2008 Terredora Di Paolo Pago dei Fusi Taurasi DOCG - 94 pts.

“Un rosso armonico ed elegante, bella setosità e frutto fragrante di anice che ha fatto considerare l'aglianico come il Barolo del Sud. Qui, il terreno vulcanico conferisce al vino notevole profondità, complessità che si esprime in una stratificazione  di sensazioni; frutto vivo con note sapide di funghi e toni scuri della terra. Paolo Mastroberardino produce questo vino da vecchie vigne di 25 anni; la lunghezza del sapore e la sua  finezza suggeriscono che ha una lunga vita davanti, anche se la sua grandezza è già evidente sin da ora, soprattutto se decantato per servire con selvaggina brasata.” -Joshua Greene

D. Mastroberardino

Vinous Media, June 2015

Terredora Di Paolo Reviewed by di Ian D'Agata of Vinous Media

2014 Terredora Di Paolo Rosaenovae Irpinia DOC - 89 pts.

Bright pink. Redcurrant, licorice and fresh herbs on the nose. Fresh and crisp in the mouth, with a touch of minerality giving shape and lift to the bright red fruit and sweet spice flavors. Nicely harmonious rosato with lush, spreading tannins and very good length. - Ian D’Agata

Vinous Media, Giugno 2015

Terredora Di Paolo Recensione di Ian D'Agata, Vinous Media

2014 Terredora Di Paolo Rosaenovae Irpinia DOC - 89 punti

Rosa brillante, sentori di ribes rosso, liquirizia ed erbe fresche al naso. Fresco e croccante in bocca, con un tocco di minerali,  frutti rossi e sapori di spezie dolci. Piacevolmente un rosato armonioso con lussureggianti tannini e una bella lunghezza. - Ian D’Agata