D. Mastroberardino

Wine Spectator, April 2015

Terredora di Paolo Reviewed by Alison Napjus of Wine Spectator

2013 Terredora Di Paolo Fiano di Avellino DOCG - 88 pts.

“Light-bodied and juicy, featuring a fresh mix of guava, melon, blood orange granita and pickled ginger flavors. Fleshy, but framed by lively acidity, with a spiced finish. Drink now through 2018. 13,333 cases made.” - Alison Napjus

 

 

 

Wine Spectator, Aprile 2015

Terredora di Paolo Recensione di Alison Napjus, Wine Spectator

2013 Terredora Di Paolo Fiano di Avellino DOCG - 88 pts.

“Leggermente corposo, succoso, con una mix fresco di guava, melone, granita di arancia rossa e sentori di zenzero. Carnoso, ma incorniciato da una vivace acidità, con un finale speziato. Da bere ora fino al 2018. 13.333 cassei.” - Alison Napjus 

D. Mastroberardino

James Sucking, March 2015 

Terredora di Paolo Reviewed by James Sucking. 

2013 Terredora Di Paolo Fiano di Avellino DOCG - 93 pts.

“This is deep and rich for a fiano, with a white-Burgundy mouthfeel and great intensity. Full, caressing and long. So much here. Better in 2015 but why wait?” -James Suckling    

James Sucking, Marzo 2015 

Terredora di Paolo Recensione di James Sucking.  

2013 Terredora Di Paolo Fiano di Avellino DOCG - 93 pts.

"Questo vino è ricco e profondo per essere semplicemente un fiano, con un palato da bianco di Borgogna e grande intensità. Pieno, carezzevole e lungo. Meglio da bere nel 2015, perché aspettare? "-James Suckling

D. Mastroberardino

La mia recente incursione all’ inaugurazione di ‘Fiume Alla Scala’ ha aperto una sorta di vaso di Pandora: parlo delle esperienze, spesso anche causali che hanno il pregio di avvicinarti a mondi altrimenti lontani. Ero a New York e non ero la mia prima volta in assoluto nella Grande Mela, ma certamente lo era rispetto allo spartiacque di gennaio 2013 che ha determinato un bel po’ di cambiamenti nella mia vita. Dopo anni in ufficio, intervallati da qualche degustazione all’estero, il viaggio ha cominciato a caratterizzare tanto del mio lavoro per far conoscere Terredora e i suoi vini.

All’epoca ero alla mia seconda “prova” all’estero. La prima si era conclusa con me che ringraziavo chi aveva scelto le persone che mi avrebbero affiancata, sapendo che il mio inglese non era proprio fluente. Tutte conoscevano, infatti, l’italiano o almeno lo spagnolo, che io, pur non parlandolo, da italiana vagamente capisco. Non era trascorso neanche un mese ed eccomi a New York e con un inglese un po’ più fluido. Lavorare nella Grande Mela è davvero bello perché, di appuntamento in appuntamento, ti godi, se ti guardi in giro con lo stupore negli occhi, la città e la sua gente variegata e variopinta; ogni scorcio non può che emozionare una provinciale come me!

D. Mastroberardino

Raccontare il mio primo viaggio in Cina non mi sembrava da farsi di getto.

Ho preferito che ricordi, sensazioni, emozioni si sedimentassero nella memoria.

Se qualcuno non mi vorrà leggere fino alla fine, credo che l’impressione che ho provato mentre era in coda per entrare in fiera, a Shanghai, il primo giorno della Prowein, racconterebbe in estrema sintesi di questo immenso paese. Mi sarebbe piaciuto fermare in uno scatto quel momento, la muraglia umana che avanzava verso le porte d’ingresso, canalizzata in una lunghissima coda a serpentina.

Conquistarsi il proprio spazio, non dico il “posto al sole” è arduo, anche se i cinesi mi sembrano un popolo avvezzo a superare le grande difficoltà della storia, della vita.

E’ vero, però, che mentre scrivo mi viene in mente anche un’altra scena che mi si è impressa nella memoria, pur non avendola fotografata, credo, forse, per pudore.

Ero andata a pagare la cauzione per il noleggio dei bicchieri e, mentre aspettavo il mio turno, mi guardavo intorno. Alle mie spalle ti colpiva la selva di facchini in attesa di trasportare le ceste di calici agli stand. Quasi tutti erano seduti sui carrellini, molti a fumare, ma tanti con uno sguardo che non so dire se fosse indolente o semplicemente rassegnato ad una vita che può offrirti poco.

D. Mastroberardino

Prende il via su napolipost la rubrica Racconti di Vino. Sono i protagonisti a raccontare i loro viaggi, i loro progetti e le loro esperienze così da far apprezzare sempre di più i grandi vini.  Il primo racconto con foto è di Daniela Mastroberardino. Ci fa capire come all’estero le nostre eccellenze sono amate, apprezzate e valorizzate.

E’ domenica e si parte alla volta di Portland in Oregon.

Brunch con uova alla Benedict, versione al granchio, ed all’1:30 aspetto pronta, bagaglio compreso che per una donna non è mai compatto, Annie Wallace nell’hall dell’albergo a Seattle.

Mi ritrovo dinanzi una giovane signora, piccola quanto gentile, e comincia così il viaggio lungo la parte settentrionale della West Coast alla volta di uno degli Stati che produce tra i più noti vini a stelle e strisce.

Un susseguirsi di paesaggi e, dopo tre ore, arriviamo a Portland, fermata in hotel per un veloce check in ed è tempo di cena. Annie mi porta nel winebar dell’unica cantina in Oregon che sia in città.

D. Mastroberardino

Questo è il racconto di una domenica lontano da casa, ma ricca di piccole e, al tempo stesso, straordinarie suggestioni.

Più volte mi sono trovata a pensare quanto il viaggio proietti in un’altra dimensione e ci cambi poco a poco, allargando, con estrema naturalezza, gli orizzonti, aiutando a comprendere che la differenza può e deve essere ricchezza.

In quelle poche ore ho assaporato, grazie al calore della gente, un angolo del Sud degli Stati Uniti, legato ad una delle sue pagine di storia più significative.

Sono a Raleigh, in Nord Carolina.

Tutto comincia il sabato sera a cena, durante una degustazione. Pregusto già le mie poche ore di libertà dell’indomani e mi dico, fra me e me, che vorrei vivere appieno le atmosfere del Sud. Mi informo, dunque, su cosa fare e ottengo i classici suggerimenti: giro in centro, museo, shopping. Ascolto finché non mi balena in mente che questa è la terra del gospel e chiedo, dunque, indicazioni sulle chiese dove potrei recarmi.

Vedo la sorpresa negli occhi dei miei commensali, ma la calorosa ospitalità del Sud, alla fine, prevale e trovo chi si offre di farmi da guida l’indomani.